dalla storia

racconti

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e per ricordare che tutto ciò che è scritto è vero ed esiste

domenica 20 gennaio 2008

Una mostra per Mino Milani

Se arrivate dal fondo della piazza, il Broletto pavese è la, con poche luci che ne mettono in risalto i mattoni aranciati. Il manifesto della mostra dedicata agli illustratori che hanno lavorato con Mino Milani lo si vede soltanto quando siete vicini e vi state chiedendo se è il posto giusto, ma prima ancora vi accrogete che, dall’alto, tra gli archi del primo piano, si affaccia un Tommy River (quasi) in carne e ossa. Così entrate e vi dirigete con qualche esitazione verso una porta sul fondo del cortile, dove potete trovare, a indicarvi l’entrata, il dottor Oss (amato personaggio che Mino ha firmato come Piero Selva). La mostra è proprio lì. Le tavole che hanno ‘disegnato’ i libri e le storie di Milani aprono la prima edizione del Festival dell’Illsutrazione, un progetto su base triennale (ideato da Grazia Nidasio) che ha scelto come evento portante questa prima mostra. All’interno, dove gli archi e le strutture del vecchio palazzo sono ricoperte da pannelli neri, ci sono appesi tavole e disegni di Dino Battaglia, Josè Biella, Nella Bosnia, Paolo D’Altan, Gianni De Conno, Josè De Uescar, Aldo Di Gennaro, Paolo Eleutieri-Serpieri, Alarico Gattia, Cinzia Ghigliano, Milo Manara, Carlo Marcello, Attilio Micheluzzi, Jorge Moliterni, Grazia Nidasio, Enrico Siò, Sergio Toppi, Mario Uggeri, Bice Volpi (che ha illustrato alcune copertine dei “Libri di San Siro”, i gialli che Milani scriveva su Pavia) e Michael Welply.
Sui primi pannelli, però, ci sono le foto, grandi, in bianco e nero, accompagnate da scritte in gessetto bianco: c’è Mino Milani alla prima comunione, poi con padre e fratello in montagna, e accosciato nella formazione della squadra di rugby. Corporatura e velocità fanno pensare e un bel mediano di mischia. Accanto, le foto degli amati gatti (Pellegrino, Sibillino, Giovanni…) e la gigantografia (a colori, stavolta) di un angolo dello studio, coi libri nelle scaffalature di legno che arrivano al soffitto. Davanti, in carne e ossa, la poltrona bassa, arcuata, in legno e velluto giallo ocra, dove Milani si siede a chiacchierare, e la vecchia macchina da scrivere. In una bacheca, i premi: da quello assegnato dai librai fino allo Yellow Kid di Lucca. Sull’altra parete, i ritratti di Enric Siò e Di Gennaro (ma lo si scopre soltanto se si guarda il catalogo!), che ritrae Milani anche in famiglia, con i suoi personaggi d’avventura. L’originale è quello di uno speciale Bonelli dedicato all’avventura, anche se qui nessuno te lo dice. Nelle altre sale, le riproduzioni di pagine a fumetti, alcune in francese, le altre in italiano, con l’indicazione degli autori ma senza altri particolari. Buona l’idea di ingrandire le pagine. Ma possibile non ci fossero, da mettere in mostra, anche le pagine o i disegni originali? E poi, nessunissima indicazione! Così, si girovaga nelle tre salette osservando le opere dei disegnatori, cercando di collocarle da qualche parte: questa è un’illustrazione di “Un angelo, probabilmente”, questa sembra di “Crespi Jacopo”, questa, di sicuro, è una pagina del Corriere dei Piccoli. In alcune bacheche sono allineati volumi che arrivano direttamente dallo studio di Milani: buona parte dei “Libri di San Siro”, che adesso non si pubblicano più e non si trovano più nell’edizione pavese, anche se la casa editrice Effigie li sta ristampando; i volumi per ragazzi, e quelli per grandi. Ci sono anche le traduzioni in cinese di alcuni di essi.
Nell’ultimo spazio, due piccole sorprese: finalmente cinque disegni originali (tra essi un grande Tommy River di Mario Uggeri, che di solito campeggio nello studio) e alcune pagine originali del Corriere dei Piccoli.
Ho appena finito il giro, che arriva Milani, fende la calca, ma ogni due per tre deve fermarsi: ci sono fans dai sei agli ottanta anni, e poi gli amici, e i colleghi. Alla fine, viene portato sul fondo del terzo spazio espositivo, dove c’è un microfono (che non funziona) e comincia la presentazione: il sindaco di Pavia spiega il progetto, le iniziative collaterali (laboratori, visite guidate per i ragazzi, le scuole e il pubblico adulto) e le altre due mostre, dedicate a Michele Tranquillini (dall’1 al 16 febbraio) e a Chiara Carter (dal 20 febbraio al 2 marzo), in Santa Maria Gualtieri. Intervengono anche Silvana Borutti, presidente del Sistema Bibliotecario, e Andrea Valente, l’inventore della “Pecora Nera” e del logo del festival, che presenta Milani scherzando con una serie di aggettivi dalla stessa iniziale (da ilare a illecito, dal illuminato a illusionistico, per finire ovviamente con illustrato e illustre). Mino Milani prende la parola alla fine, e la tiene per tre minuti netti, ringraziando tutti, ma in modo particolare gli illustratori e, tra essi, Di Gennaro.
Dopodichè abbiamo il via libera per un altro giro di mostra. Milani si trova a dover firmare cataloghi (in omaggio per questa inaugurazione) e libri e quando finalmente riesce a liberarsi di avventura anche lui tra i “suoi” disegni, visto che mi confessa che lui, la mostra, non l’ha ancora vista.
Io girello ancora un po’ e poi saluto e me ne vado.
Ho in mano il catalogo, con una bella copertina, ma con le illustrazioni e le tavole della mostra accompagnate soltanto dal nome dell’autore e da una breve citazione tratta da un libro di Milani, la cui scelta non è molto chiara: a volta accompagna, giustamente, le illustrazioni, a volte non pare avere nessun legame con esse. Come quando i disegni di Di Gennaro dello sbarco sulla luna sono accompagnate da una frase tratta dal libro per ragazzi “Aka Hor” (l’avventura, in Africa, di un giovane ex-ufficiale di Garibaldi); o quando, nella pagina successiva, altri disegni (ancora, presumibilmente, di Di Gennaro) sono accompagnati da una citazione da “Efrem”, ritratto in un angolo, ma accompagnano anche il Martin Cooper de “Il paese delle grandi orme”.
Altre delusioni: non aver trovato gli originali, non sapere nemmeno da dove venissero molte tavole riprodotte, e di quando fossero, non aver visto niente di Hugo Pratt, con il quale Milani ha fatto, ad esempio, una bellissima riduzione de “L’isola del tesoro”.E con almeno una emozione: due pagine, strappate a un vecchio Corriere dei Piccoli, che, attraverso un vetro, mi hanno comunque mostrato un pezzo di una puntata di Efrem e mi hanno fatto tornare trent’anni fa, quando aspettavo il mercoledì successivo per leggere il seguito.